venerdì 13 dicembre 2013

Erotica

Tra ombra e luce...balli.

Morbida carne òndula sudata...
strisce di dita ai fianchi tondi
e sali fino ai seni…a mungere
gocce di bianco tra anulare e medio.

Masturbati per me anima inquieta...
scendi lungo la linea tua mediana...
raggiungi l’estuario nel mezzo del bacino
dove già l’onda s’agita tra sponde
che tu percorri con canoa di dita
sul flusso di un piacere irriverente
che preme dall’interno come piena.

Orgasmico biancore dei tuoi occhi...
rantolo t’esce insieme ad onda densa...
su cosce spudorate si cola e si profuma
in fuoco d’artificio esplodi...e brilli
sull’orizzonte dei miei rapiti occhi.

mercoledì 13 novembre 2013

Un ameno raccontino: Il sig. Franz di Schwarzenfluss

(...come al solito scarseggio di punteggiatura varia!...a me piace così!)

Il Sig. Franz nel piccolo paese di Schwarzenfluss nell’estremo nord della Germania aveva trovato il modo di vivere felicemente senza troppe preoccupazioni dedicandosi al suo orto ed alle sue letture filosofiche le quali assorbivano almeno una buona metà della giornata.
Nel suo isolamento frutto di una nemmeno tanto sofferta decisione aveva però fatto in modo di lasciare aperto un canale di comunicazione col mondo intero.

Un WWW provvidenziale quanto remunerativo con il suo seguito di: ...come vivere felici nell’infelicità!

Ovviamente la soluzione al problema era fornita on line dietro un modesto versamento di 0,50€ sempre attraverso canali telematici.

L’altra metà della giornata lasciata libera dalle letture filosofiche era dedicata all’invio dell’agognata risposta ai MILIONI di persone che da tutto il mondo inviavano accorati appelli a ché il Sig. Franz rispondesse con la massima sollecitudine alla loro accorata richiesta di un’illuminazione che li rendesse felici nella loro endemica infelicità e la speranza era tanta perché in fondo non chiedevano mica di essere felici felici ma solo di essere felici infelici.

Il Sig. Franz si dedicava anima e corpo a questa attività ed appunto per svolgerla nel migliore dei modi leggeva centinai di libri come ho detto prima. Capirete inoltre che inviare MILIONI di risposte conferendo ad ognuna almeno una parvenza di personalizzazione era a lungo andare stressante come anche lo era tenere sotto controllo i continui arrivi delle registrazioni dei pagamenti MILIONI anzi più che MILIONI di 0,50€ appunto.

Fino ad oggi pare siano arrivati circa (dico circa perché il numero esatto solo il Sig. Franz lo sa) circa dunque un miliardo trecentoventimilioni quattrocentocinquantamila novecentoventitre invii da 0,50€ ciascuno! La frequenza degli invii invece di diminuire sembra che aumenti non di giorno in giorno ma di ora in ora.

Ora però appare chiaro a chi avesse un briciolo di buonsenso che forse forse il Sig. Franz non sia tanto come si suol dire in buona fede e che probabilmente il miliardo e più di persone che hanno inviato richiesta e pagato gli 0,50€ il buonsenso lo abbiano perso a ragion veduta e sostituito con l’assurda speranza che qualcuno più vicino alla verità possa tirarli fuori dalla loro infelicità.

Il dubbio che il Sig. Franz fosse davvero animato da spirito umanitario vien spontaneo leggendo ciò che con le dovute personalizzazioni rispondeva ai poveri infelici infelici e va detto anche che nonostante la continua lettura di libri filosofici le sue capacità nello scrivere erano davvero limitate.

Comunque questo era il testo standard della sua risposta:

Meine Freunde, sie haben ein wenig geduld, mir ein bisschen Zeit, 6 monate und dann neu schreiben die frage, und die antwort wird Ihr Leben verändern

Mi si dirà che il più delle persone ricevuta una tale risposta si sarebbero incazzate!

Sono circa un miliardo trecentoventimilioni quattrocentocinquantamila novecentoventitre ad oggi gli incazzati.



Il Sig. Franz non teme e sa che alla scadenza dei 6 mesi riceverà la seconda richiesta con relativo pagamento da parte di almeno una buona percentuale del miliardo trecentoventimilioni quattrocentocinquantamila novecentoventitre di persone…e state sicuri che avverrà...d'altronde il Sig. Franz prende tutto con filosofia e nel frattempo coltiva il suo orticello nel nord della Germania.

domenica 10 novembre 2013

Analisi

Pure se i venti hanno molti nomi
il soffio che io sento è quello tuo.

Non sono marinaio d'alto mare
che sappia governar le vele al vento.

Resto sul molo e guardo l'orizzonte...
posso soltanto respirar col cuore.

Mi dolgo di non esser Magellano...
di non saper gettare la zavorra
perché 'l vascello superi lo scoglio.

mercoledì 23 ottobre 2013

Gocciarsi e rigocciarsi

Mi cado come goccia
mi sento nel gocciare
mi cerchio in superficie.

Concentr(ic)o me stesso
rimbalzo sulle sponde
di mia circon(inter)ferenza.

Ritorno centro al cerchio
dove mi guardo in tondo
prima di rigocciarmi
a farmi cerchio al centro
La vita sono onde dal centro a tonde sponde
che servono a fermare il nostro debordare

venerdì 18 ottobre 2013

Niente da capire (per oggi!...e per domani?)

Tra timo ipo e talamo
in molti labirinti
Io
passeggero...(ò)
disinSvolto nel passo.

Il desiderio impunta
in puntuali segni
che il dito sente
e gusta in punta d'unghia.

Tra un graffio e una carezza 
avanzo
tra carne senza uscite
dietro angoliretti/netti
aspettative stanno
in sinuose curve
sbracate nel contrasto

A capire rinuncio
e con la lingua lecco
lascio lo stecco in solitaria
a disseccarsi all'aria.

Non mi capisco più
e per di più capisco
che il non capire d'altri
insiste senza sosta.

Nero su bianco
è
l'unica importanza
concessa a questo foglio.

Che tanto non si trova spiegazione
nemmeno al punto
disperso in mezzo al bianco.

lunedì 7 ottobre 2013

Terapia di gruppo

Ragazzi eccomi qui/seduto sulla mia sedioletta/con le braccia abbandonate sulle cosce e le manine tra le ginocchia/in questa stanzetta di terapia di gruppo/in cerchio tutti che ascoltano quello che dico(perché è il mio turno)/si parla di rapporti che nascono e muoiono/che fanno nascere(rinascere) e che fanno morire(eheh…rimorire non si può dire!....o si?) e comunque dei perché ci si perde dopo essersi trovati/…ci si perde perché siamo nel giusto giudicando l’altro che sbaglia o perché siamo nel torto giudicando l’altro che invece è nel giusto/in ogni caso un senso di sconforto si aggrappa alle nostre spallucce che solitamente/al contrario di quanto andiamo dicendo/ non sono forti e larghe e quindi quel senso sconfortante deve ancor di più affilare i suoi artigliucci per affondarli nella carne e non scivolare giù/…ahhh e come lo fa bene! Per quanto ti agiti e scrolli lui resta lì indosso/ come un maglioncino di lana in piena estate/…quindi oltremodo fastidioso direi antisalutare. A questa mia uscita tutti i seduti in circolo si fanno una sana risatina amarognola guardandosi con gli occhietti strizzati (tipo scambiamoci un segno di pace) e a questo punto ridacchio io amaramente/ per aver riattizzato i loro sensi di perdita/guardo l’orologio a forma di sole (forma adatta ad una stanzetta da terapia di gruppo) mi restano 2 minutini per terminare il terminabile nel breve lasso di tempo che ognuno ha a disposizione/…5 minutini (per non scadere nella pesante autocommiserazione di se stessi) perché passati i 5 minutini…ci si scade eh!! Una dei seduti in cerchio azzarda una domanda:/…e allora che bisognerebbe fare?NIENTE sbotto…accetti la perdita qualunque essa sia stata e ti prepari a subirne ancora!! Mi sento rosso in volto…un pochetto isterico ma sfogato ahhh sfogatoooo! Quelli e quelle a bocca aperta delusi/un tantino meno di quella che ha fatto la domanda /che mi sembra diventata un tappetino grigio/lascio passare i 30 secondi che mi restano/silente ed osservato da 11 paia di occhietti non più strizzati ma indecisi se guardare i miei o la mia mano alzata sopra le ginocchia/con il medio dritto verso il soffitto e intanto penso alla prossima seduta quando qualcun altro deluderà me!

domenica 6 ottobre 2013

A RUOTA LIBERA - scritto con la mia Musa.

Vivo perché parlo, o parlo perché vivo?
Ma anche un automa parla, o un pappagallo.
E anche chi non parla può possedere respiro, "qualcosa" che gli si muove dentro, oltre che una rete "idrografica" ed energie vitali.
Quindi, quando si è veramente vivi?

Ci si riferisce al corpo, o alla possibilità di ciò che si rende intensità nell’invisibile?
Un automa ha sensazioni? No certo. Dunque? Dunque non vive. E ne escludiamo uno!

L’uomo è un copia/crea nominandosi in qualsivoglia modo come termine di paragone.
Ma riuscirà mai a ri-creare dal nulla un nuovo essere vivente con lo stesso suo principio vitale?

Quello che muove le sensazioni, il sentire ed il sentirci. Quello che specula o sragiona, che assapora dolcezza e crudeltà; con tutto il possibile delle esaltazioni oniriche, reali e non, utopistiche, eccelse, depravate, amorali, anomale, e con altre specifiche … ad libitum e amen.

Oddio che casino sto combinando. Mi sento tutto ingarbugliato, come caduto in una vasca di cewingum: appiccicato, prigioniero, incollato. Quando invece vorrei essere libero!

E a proposito di libero: è il libero arbitrio/criterio di giudizio che distingue la vita dalla non vita? No, certo. O non solo.
Distingue semmai varie tipologia di vita.
Che poi si deve smettere di attribuire ad altri un valore oggettivato da criteri derivati dall’umana specie. O di stabilire cosa in effetti sia importante, o cosa non lo sia.
O il quantitativo patrimoniale posseduto da Pincopallo: genetico, acquisito, ed ecc.
Basta! Si finisca di catalogare ed etichettare, con spirito del giudizio insindacabile ed inappellabile!
Se dico che un topo fa schifo. E’ un mio punto di vista, non devo assolutizzarlo.
Se il topo potesse parlare. Potrebbe pensare la stessa cosa di me.

Ma vita è un’insieme di vite?
Un contenitore che ne contiene altre.
Un mondo incinto di mondi, di galassie, di universi, di gruviere nere…
Guardiamo dentro noi stessi. Anche oltre Freud e compagni. Sì, oltre a lui e ad altri fottuti speculatori investigatori dell’Animo/Anima, della psiche nevrotico/psicotica, schizo/paranoica, S.O.C/ maniaco depressiva.
Esistono miliardi di mondi, ognuno col suo sistema solare (microscopiche balene */ ed altrettante incommensurabili):
Microbi, geni , cellule, globi, bande di enzimi, corpi ed anticorpi, continenti carnali, semine e terreni più o meno fertili o fertilizzabili, globuli, tipologie proteiche, codici elicoidali, e poi ... oltre ogni oltre, fino all’essenza della follia.
Coi sistemi solari a concorrere fuori dal nostro pianeta; conosciuti e sconosciuti, scoperti e calcolati da Capoccioni dai rompicapo annessi, e calcoli elevati alle potenze millenarie impotenti che vanno all’infinito … e che nessuno può “realmente” controllare.

Dunque occasi con mondi ed esistenze in “miniatura”, e i loro opposti.
Perché vita è, e non mi riferisco solo alla genetica, ciò che comunque deriva da un altro essere vivente, che a sua volta deriva dalla cosiddetta Causa Prima.
La quale possiamo denominare come ci pare e mettere al vertice di ogni religione, poiché per tutte trattasi del medesimo Ente: con barba o no, e melanina a quantitativo variabile.

E quando questa Causa si nega? Si millanta, si diventa emblemi d’ipocrisia, pur con tutta la rabbia e la passione impiegate.
Perché non si può negare ciò che non esiste. Semplicemente non ce ne sarebbe la necessità.

Ci sono sostanze vitali diversificate dall’apparenza così scontata e consueta, ed eppure tanto incomprensibili, alla faccia di tutti i teoremi scientifico/chimico/matematici!
L’acqua per esempio, non ci pensiamo mentre ci laviamo o la guardiamo, o la beviamo.
Così semplicemente meravigliosa, ma in fondo scontata: mansueta nel prendere la forme del contenente; che resta se qualcuno non l’asciuga o se n’evapora discreta, ma nessuna mano può imprigionare.
L’acqua così innocente , trasparente e misteriosa, che democraticamente si colora, docile nel bagnoasciuga, ma terribilmente assassina quando inonda e affoga.
E potrei aggiungere anche stronza, perché in fondo non è possibile provare una sua assenza d’intenzionalità.
L’acqua, che più ci scroscia addosso, e più è intimamente incomprensibile nella sua Idea di base, al di là della sua formula chimica.
La definirei: materia insolita, ontica per eccellenza, come gli altri suoi fraterni Elementi denominati aria , fuoco, e terra.

Riuscirà mai l’uomo a creare un qualcosa che abbia gli stessi requisiti filosofico/spirituali dei quattro elementi primordiali, alias “quattro cavalieri dell’apocalisse”?
Dalla stessa valenza globale, da cui è partita ogni forma di esistenza?
Sì, se riuscisse a crearne un quinto!
No, perché per l’umana concezione attuale, e in primis scientifica, ciò appare impossibile oltre che grottesco.
D’altro canto, chi è stato partorito, crea in subordine a causa di un codice ereditato.
Quindi, non può realmente creare chi non parte da una tabula rasa, o non è Causa Prima:
chi non può auto-crearsi.

A questo punto la contorsione diventa “Nodo Contorsiano” stretto e con tutte le caratteristiche del nastro di Moebius, nel quale il lato che pensavi essere quello sopra è anche contemporaneamente quello sotto, dovuto al fatto che le estremità, semplicemente, sono state unite operando una rotazione del nastro sul suo asse longitudinale, in senso inverso relativamente ad ogni estremità presa come punto di applicazione della forza per operare tale rotazione.

Azz…e se prendessimo allora in considerazione un’ipotesi topologica del Creatore e del Creato? Potrei pensare ad un trasformismo morfico senza che siano avvenuti strappi, distacchi, tagli o altri tipi di traumi cari all’iconografia classica-clerical-bigottesque che, paurosamente, fanno dipendere in maniera definitiva e senza possibile riscatto dalla sudditanza, il Creato dal Creatore.

Visto che la ruota è libera, vado libero in salita verso la Causa Prima…ben sapendo che il viaggio durerà talmente tanto da trasformarsi in un’assoluta beffa della mente.
La definizione di Causa Prima, già spaventa di per sé, ‘ché essendo prima…oltre Lei…il vuoto/buio…l’inesistenza di qualsiasi arditissima concezione umana riguardante la natura del materiale/immateriale che concorre alla formazione di ogni forma di pensiero considerato tale.

Allora perché? Quest’insistente ostinazione a trovare questa Causa Prima che neppure ha provato il salto, dal Nulla a questo mondo, attraverso il tubo espulsivo del parto…in quanto part/or/ita da Tabula Rasa?
Fuoco, Acqua, Aria e Terra…i 4!...e il 5°? Potrebbe essere il Nulla identificabile col Tutto indefinito…indefinito proprio dal suo essere tutto? Che poi identificabile, in questo caso, è una parola ridicolmente umana, applicata a qualcosa che non sai nemmeno se esiste…come identifichi il Nulla? Con la mancanza dei 4 elementi e la presenza del 5°?

Tutto si adatta a ciò che lo circoscrive nel senso fisico o comportamentale, intendendo per comportamento, quello delle particelle infinitesimali di cui sono fatte tangibilità e intangibilità dell’esistenza. La particella per eccellenza (quella finora considerata tale) scorazza beffarda negli Universi facendo e disfacendo la struttura di materie e antimaterie

In questo grande casino scambiato per Ordine Celeste…non si pensi che l’ordine abbia avuto il giusto ruolo!…Il Caos iniziale si è soltanto esteso ma la sua natura è rimasta la stessa e noi, in questo falso ordine, cerchiamo di mettere ordine nelle nostre vite…nel nostro mondo piccolo e privato. Pensa! 6 miliardi di visioni del mondo diverse che creano ulteriore caos nel caos multiversale…che oltretutto se ne frega altamente di questi 6 miliardi di occupati nel risolvere 6 miliardi di problemi all’ennesima potenza!

Abbiamo unità di giudizio e misure talmente limitate da aver concepito un Dio creatore interessato al nostro destino…e addirittura di pensare che ci abbia creato a sua immagine. Somigliare a qualcosa di non conosciuto…che idiozia!...e presunzione di voler sentirsi privilegiati rispetto alle altre creature viventi.
Perché…non potrebbe essere la balena…somigliante al suo creatore? No? no? no?

Siamo soltanto parte di qualcosa che non sa nemmeno di essere quello che è…ma noi crediamo di saper decifrare questa ignoranza perché l’accettare di farne parte…Ci terrorizza!

Vado a farmi una birra…che prenda la forma del boccale prima…e poi del mio stomaco! Le particelle atomiche della birra sono gradevoli nell’universo del mio corpo! Tanto tutto il resto va da solo…che io l’abbia bevuta o no!

*Serafinelli’s koan

giovedì 3 ottobre 2013

Disillusione di ere…

...trascorse in attesa lottata
dispersa nella vacillante speranza
di essere Esseri futuri
ricchi di un passato
che fosse passato
senza dolore imposto
senza discariche
cariche di sangue
e ideologie tradite.

Colpi sparati
a bersagli
pagati da chi bersaglio
doveva essere.

Siamo stati mangiati
dal mostro che volevamo
-come San Giorgio-
uccidere.

Guardiamo dall’angolo
con la rabbia di chi
troppo poca ne ha avuta
quando la violenza era
santificata dall’idea
e giustificarla era dovere
per non essere sopraffatti
dalla violenza
del potere.

Troppo tardi oggi
che in ipnosi viviamo.

Chissà domani...
forse!

giovedì 26 settembre 2013

Lo sguardo dei pensieri



S’aprono…
palpebre dei pensieri
sui passati passi a spasso nel presente.

Occhi distratti sull’antiche pietre,
umor nei palmi caldo come l’aria.

Sfiorano…
fremiti come d’ali…gabbiani sulla pelle,
il fiume scorre e lo segue il tempo.

Parole mute…e lievi…
e i baci…
come tornati a liceali amori.

S’apre…
lo sguardo dei pensieri al nascere dei giorni
e d’ogni giorno ne fa d’allora l’oggi.

sabato 21 settembre 2013

Raccontino soggettivo

Mal sopportava d’essere oggetto delle continue aggettivazioni che quegli oggetti, oggettivamente (dal suo punto di vista), non si sarebbero mai dovuti permettere di proferire nei suoi confronti.

Lui, che si sentiva soggetto agente, non oggetto complementare a quel branco di idioti che, invece, erano oggetti non agenti di un Sistema che dagli oggetti (animati e non) ne traeva la propria dinamica di potere. 

Non si era mai visto che la grammatica consentisse ad un branco di insulsi oggetti di rivolgersi ad un soggetto come se fosse una semplice parentesi…e per di più nemmeno graffa…quindi decise di abbandonare quel discorso che effettivamente stava prendendo la brutta piega che lui chiamava I.E.S.A. (Induzione all’Emarginazione dei Soggetti Agenti) e se volessimo allungare l’acronimo potremmo aggiungere P.S. (da Parte del Sistema).

Con uno scatto della prima e l’ultima delle lettere che formavano il suo corpo, saltò fuori da quell’ammasso di parole, congiunzioni, articoli, oggetti, verbi, virgole, punti e quant’altro di norma concorre a dar luogo ad un discorso.

Saltò fuori lasciando uno spazio bianco.

Di solito la cosa importante del discorso è l’oggetto del discorso ma ora, che l’unico soggetto era saltato fuori, il branco degli oggetti non agenti rimase interdetto vedendo sparito il soggetto oggetto delle loro aggettivazioni (peralto non loro ma indotte).

Si creo una discreta confusione, gli oggetti rimasero muti a guardarsi tra loro ponendosi le più disparate domande (anche imbarazzanti) suscitando l’ira del Sistema, il quale decise di trasformare gli oggetti non agenti in agenti oggetti che potessero catturare il soggetto dissidente e riportarlo nella logica “sistemica” del discorso.

Non è che il Sistema si preoccupasse della mancanza del soggetto in quanto tale, ciò che lo preoccupava era in effetti la mancanza di un soggetto che potesse essere fatto passare per “cattivo soggetto”…e quindi far sì che gli oggetti potessero sentirsi “buoni oggetti”…buoni come il Sistema!...condizione congeniale al Sistema per portare avanti il suo discorso!

mercoledì 18 settembre 2013

Er montarozzo

Me so' disteso su 'sto montarozzo
tarmente granne che puro s’è rotonno
a me me pare piatto...
così che m’arilasso anco la schina

Ma 'n filo d’erba 'nsiste
a fa' de recchia destra seratura...
s’enfila drento er timpano smucina...

ohhh...
a filo de 'n erbetta!…e mica so' 'na porta!
e tu nun sei ‘na chiave!

Sarà mica ch’er monno...se vò 'mboccà qua drento?

Guarda che qua ce stò sortanto io
se entri te me tocca uscì de fora.

E mò a 'sto punto me spicca 'sto penziero:
Esco da me p’annammene ner monno?

La cosa me spaventa...ahh no no!

Leva sta chiave verde e nun apri' sta porta
sto tanto bene chiuso 'n quattro mura...
solo er penziero de dormì de fora co' l’erba che sfastidia...
me fa aggriccià la pelle.

Ma che davero mo stò senza casa
come 'n barbone buttato 'n mezzo ar prato?

E poi tra 'na mezzora è mezzoggiorno
me tocca arzamme a rimedia' la stozza...
chissà se oggi magno o stò a diggiuno...
ieri ho magnato?...boh nun m'aricordo!

Pure s’è stato...mo c’ho ancora fame
la panza ripropone 'sto probblema.

Ma com’è stato sto decadimento?

Penzavo che la vita nun cambiasse
che colazione pranzo e pure cena
fosse 'na cosa che spettasse a tutti!

Eppure m'aricordo che 'na vorta
magnavo bene e pure tutti i giorni...
primo seconno...pure 'n ber contorno

Magnavo e nun penzavo ai disgraziati...
quelli che quanno passi giri er grugno
pe' nun vede' la faccia della vita
che pe' fortuna è d’artri...mica tua!

Ammazza che dormita...e brutto sogno...
d’ave' dormito quasi me vergogno!

lunedì 16 settembre 2013

La Poesiuola Ovale

La Poesiuola Ovale
come Nutella esposta a solleone
con lentissimo colare si spalma molla
su strati substrati di coscienza antropomorfa
spigoli ottundono ossa scoperte e tendini precari
la tolleranza ai colpi diventa indubbiamente dubbia
l’inesistenza di movimento diventa fobia dell’avanzare
verba volant soffiate via a compressione d’aria chiusa
semplicemente come se sparate dal fucile di baraccone
vinci spauriti orsetti sdruciti di filaccio scadente
scadente come il pensiero corroso da acido vitalico
ti cola nel colletto come sudore insano e vano
se tiri strattonando il filo cede- - -stack
difficilmente si ripesca il senso
nuota veloce in fondo

P E R S O

sabato 14 settembre 2013

Che me cale?

Mi squarta questo essere nel mondo
come un coltello di macelleria.

Cerco di non sentire questa lama
faccio l’ignavo per non sanguinare
ma il sangue cola e non si può pulire
rimane in terra denso come l’ombra.

Mi squarta questo essere del mondo
dove si vende carne in cambio d’oro.

Milioni d’ombre umane son mutate
in pozze che del sangue hanno l’odore.

Me sa che vado al Centro Commerciale
così me sento più superficiale
e scordo 'sto dolore che m’assale.

Bell’invenzione il Centro Commerciale…
te mischi in mezzo all’artri e nun stai male

E poi tra 'n po’ è Natale…che me cale?

mercoledì 11 settembre 2013

Io………………..Te

Sfuggono momenti che il fine di se stessi non vien letto
gli occhi puntati nel tempo a venire invocano futuro
così il presente ghiaccia...scheggiandosi in freddezze
e ci si assale in cuore con afonici accenti senza eco
l’amaro senso del mancato ascolto l’orecchio lecca
brivida è l’esistenza persa facendo scempio dell’odierno.

Ma tu che sai di più…che sai di più di Te?

Oh si lo so!...la sicurezza è quella che ci rende veri!...Vero?

L’esser capaci di capirsi appieno fino al dentro profondo
quello oscuro...quello che io non so o non so indagare...
e tu che sai e che sei…perché sei donna priva di qualcosa?
...a me trapassa il vuoto muto che fredda come freon.
Sai che ci si raccoglie in giorni lunghi come lontananze
in stanze che hanno perso il senso del fare ed esser parte.

Io……………………………………………………..Te
vedi?...siamo lontani al punto da toccarci…perché?
...resta il mistero

domenica 8 settembre 2013

il cinema

Tutte le sere uno spettacolo nuovo / dalla poltrona / davanti alla finestra / poteva vedere benissimo lo schermo / dopo la cena quello era il suo mondo / il cinema all’aperto…e gratis / coi film ci piangeva e rideva / si esaltava e disperava…gioiva / impaurita si copriva gli occhi o spalancava meravigliata la bocca / a volte la rabbia saliva elettrica e un filo di bava colava sul mento / a volte gridava agitata per scene già viste e allora qualcuno entrava veloce a tirar giù la tapparella e il muro bianco del palazzo di fronte spariva…insieme al “Suo” film di quella sera / una voce ordinava:…infermiera…la leghi!....Dopo…/ sedata / ……………………………dormiva e sognava.

sabato 31 agosto 2013

Spoesia del dubbio

Qualcosa è storto nello scorrere delle cose
dubbio che dietro l’angolo ci siano tombini schiusinati
e che i lampioni fuori uso siano complici del buio
vicoli bui di amorosa rete chattata senza ritegno
pensando ad un gioco fatto sotto finestre a luce tarda 
dove la speranza fa carta da parati rossa e nera
scribacchini insofferenti all'anormalità di giorni flaccidi
si affogano la mente in pensieri che evocano amore
sperando che amore evochi tangibili realtà da spacchettare
tacchi a spillo dietro tende 
sventolate da spifferi di voglia
dubbio che qualcosa sia storto nella distorsione temporale
generata da improbabili illusioni che alimentano ansia
mi sporgo fuori dalla luce tarda nel buio..........................lampioni fanno il palo
due piani sotto un’ombra sfugge al chiarimento
non vuole..continua il gioco sotto la finestra hide-and-seek
troppo duro pensare a un gioco falso che screpola fibre vitali
a fatica cardate per farne ruvido tessuto che resistesse
ad ulteriori colpi bassi sferrati a tradimento da mani credute
ancora un colpo ed il tessuto per quanto grezzo cede
dopo si va nudi incuranti della pelle lasciata sui muri
strisce di vita come pennellate di colla per abusivi manifesti
che secca al soffio phonato di internetiche finzioni
virtuale penso..dal latino virtus etimologia tradita....................DUBBIO mi sorge
e quindi sklero e anatomicamente mi accartoccio
per mimetica difesa da attacchi interattivi
divento come richiesto da copione?
e così sia!

* cos'è nel dubbio che ci da certezza?

giovedì 29 agosto 2013

Ner mezzo der cammin de nostra vita

Ner mezzo der cammin de nostra vita
me ritrovai in una serva scura
che finarmente m’ero perso ar monno…
m’accesi ‘n focherello co du’ zeppi,
c’erano bestie tutt’intorno ar buio
sbuffi, raspi e digrignar de denti.

De la diritta via nun c’era traccia…
ero felice come ‘n rigazzino
che s’era libberato der fardello
d’avecce addosso l’occhi de li grandi,
de quelli che de tutto hanno da di’,
ch’ad ogni azione tua danno giudizio.

La notte m’abbracciava e l’animali
se fecero ‘n po’ fori da le fratte,
sembravo ‘n San Francesco assiso…
assiso e no d’Assisi…
giacchè sedevo sopra a ‘n sercio piatto.

Er foco scoppiettava e l’animali
se fecero d’appresso a orecchie tese
come pe’ di’: allora…a San France’ che c’hai da di’?

Er tempo nun c’avetti d’apri’ bocca
che quelli m’azzittirono de botto,
'na gran risata e poi fu gran silenzio.

Ce lo sapemo…nun devi manco spennece parole,
ce lo sapemo…è mejo essese perso,
scardasse ar foco e sta co chi c’ha er pelo.

Da sopra ar ramo er corvo screpitò:
e mica solo er pelo…le penne ‘n do le metti?

La serpe sibbilò da sotto ar tronco:
anche le squame so mejo de tant’artro…
semo animali senza preconcetti!

Me scappò ‘n grido ch’aricciò le fronne:
oohhh…anch’io so’ come voi che ve credete!

Ma che stai a di’ a sor santino…
ne devi fa’ de strada pe’ditte come noi,
p’èsse animale co li crismi veri
nun basta che te cresca pelo o penne.

Ma nun t’abbatte…che già l’essete perso...è cosa bona
e mejo ancora er fatto che te piace.

Eh si!...lo devo di’…me piace proprio
stammene qua lontano dall’umani,
da ‘n po’ de tempo me succede spesso
quanno ch’a sera m’addormento…e sogno!

Ma quanno che me svejo ‘gni matino
nun c’ho pelliccia ma ‘n ber piggiamino,
er sogno è vero finchè ‘r sonno dura
e risvejasse sa de fregatura.

martedì 27 agosto 2013

Dio

Quella notte nessuno si accorse che l’aria stava diventando sempre più pesante e dolorosa a passare attraverso le normali narici…come se le molecole di ossigeno ed altri componenti >perlopiù inquinati< fossero diventate più grosse e più lente nella loro vibrazione…insomma per avere un’idea della sensazione che (essendo vigili) avreste potuto provare…pensate ad immaginarvi seppelliti nel deserto ed essere costretti a respirare sabbia.

Nessuno si accorse del cambiamento che stava verificandosi…poiché tutti…ma proprio tutti…erano in uno stato di sopore profondo…che al massimo consentiva loro di avere la percezione di un sogno inquietante e quindi rientrante nella norma dell’attività onirica notturna! Quindi nessun inconscio di nessuno pensò bene di svegliare nessuno per uscire da quella sensazione soffocante…considerata solo un sogno e in quanto tale non letale…anzi…alquanto eccitante e molto adrenalinica per evadere dalla monotonia di una vita reale in cui la noia routiniana consumava corpo e mente. 

Quel sopore profondo nel quale tutta l’umanità era piombata era stato uno sbaglio che non avrei dovuto commettere…Mi ero lasciato sopraffare da quel senso di bontà pietistica e un po’ nostalgica che ci prende quando dobbiamo disfarci di qualcosa (in questo caso…qualcuno) della quale non abbiamo più bisogno…ma al quale…appunto per quel senso sopra detto…vogliamo risparmiare la sofferenza dell’essere eliminato…che sia essa un’eliminazione metaforica o reale.

Uno sbaglio veramente imperdonabile che rendeva quel disfarsi…banalmente monotono…ridotto solo all’attesa della fine per soffocamento di tutta la popolazione mondiale…senza urla strazianti…richieste di aiuto in ginocchio e mani giunte…grandi esodi di massa in cerca di posti dove l’aria fosse ancora respirabile.

In fondo Mi piaceva essere pregato nei momenti che precludevano alla morte e quindi ad un passaggio nell’incognito mondo ultraterreno…insomma capitemi…Mi faceva sentire importante…e diciamo pure un po’ narcisisticamente…Divino!

Sono incorso in questo sbaglio…che Mi ha tolto tutto il divertimento di un olocausto totale…per colpa di Quello lì…Quello di sotto…che per quanto Io l’abbia isolato per i problemi che mi creava rendendo questo Mio Paradiso sempre meno Paradiso e sempre più campo di agitazioni e rivendicazioni sindacali…ebbene oh!...continua ad influenzarmi con i Suoi interventi inopportuni. Stavolta Mi è venuto a dire che Io…in quanto IO!…non posso essere in assoluto più cattivo di Lui…in quanto LUI!…ragionamento che non fa una piega e che Mi ha portato a fare in modo di sterminare(disfarmi) l’umanità senza che soffrisse…OK l’ho fatto ma così Mi sono precluso anche quel poco divertimento che ancora Mi dava ad osservare il loro destino!

Voi potreste dire: ma allora eliminando tutta l’umanità Ti sei dato la zappa sui piedi da solo…ora il Tuo narcisismo egocentrico non potrà più essere sleccazzato dalle preghiere di milioni di persone che pendevano dalle Tue grazie e volontà!

Eh no...carini!…così facendo…nella prossima creazione farò in modo che i nuovi bamboccetti non si inventino altre varianti di Me alle quali rivolgersi e per le quali* uccidersi a vicenda…tutti i meriti delle future distruzioni e violenze…li voglio per Me Solo ed Unico Pretesto…anche se così facendo supererò LUI in perfidia!…ma chissenefrega…almeno schiatterà di rabbia!

PS. Tanto Io so che poi faremo pace…e poi forse anche una S.r.L. 

* Pretesto



N.d.A. (sarà possibile uccidersi per un unico pretesto?)

lunedì 26 agosto 2013

Senza titolo

Nubifragio acido da nuvole tagliate in grigio gonfio
gocce pesanti turgidi acini di uva in rapido fermento
che il campo coltivato non assorbe…
...rimbalzano
come palle di biliardo in cerca delle buche
ormai occupate…punteggio ormai raggiunto
non servono altri colpi della stecca
si rischia di stracciare il verde piano
verde del campo dove il gioco stride 
a regole dettate da precedenti giochi
ma gioco serio e ragioni del senso
non si apparigliano davanti ad un calesse
hanno strade diverse e senza briglie
e chi pensava di essere cocchiere
si può trovare ad essere appiedato
frustino in mano e voglia di strillare
che i frutti a bordo strada son maturi
ma lui/lei non li ha annaffiati..e non li mangia
protetti da recinto alla corrente
non resta altro che “autostopparsi”
ed autotrasportarsi al proprio fine
come cavalli intanto gioco e ragioni 
sgaloppano per vie diverse e assai tortuose 
verso mete poco ben viste e intese meno
chissà se si potrà mai definire
il modo giusto di parlar d’amore
che faccia poco danno
a parlatori e udenti
gli uni sbroccati e gli altri indispettiti
ritorno a chiedere un ombrello
che agli acini in fermento non si buchi.

mercoledì 21 agosto 2013

Senza capo né coda

Il tornello non permette, non permette e dal vetro mi guardano male.

La Voce dice: Allora?

Niente niente dico, è solo scaduto…e…e quello?

Voce: ah niente, solo rosso morente!

Ma io volevo solo prendere la M. Dov’è la scala?…quella mobile per il basso.

Voce: Basso? che basso? Non c’è basso qui ma solo un Là.

Infatti è Là che io volevo andare…ma senza scala come raggiungo la M per andare Là?

Voce: Ho detto che la scala non c’è ma il mobile sì…prendi il mobile!

Ma mi porta Là?

Voce: Altrimenti l’avrei chiamato immobile. La mobilità è il punto forte di questo servizio.

Si vedo! Comunque è meglio che ora scaldi quella sediola col mio culo…è lì apposta no?

Voce: Certo, per i culi stanchi e col biglietto scaduto. Meglio che ti siedi e pensi.

Hey cos’è questo rumore?

Voce: l’ho già detto…il rosso morente!

Ah si giusto…il rosso beh meglio che allora ci pensi un po’ su…mi siedo!

Voce: Si ma non troppo, 'ché c’è solo una sediola e altra gente che aspetta per sedersi a pensare!

Ma se non c’è un’anima qui sotto!

Voce: C’è c’è ma fuori…stanno cercando i biglietti 'ché qui i distributori sono fuori uso.

E allora io che ne ho uno scaduto?

Voce: Beh magari non puoi entrare se non lo rimedi uno buono…ma in compenso puoi star seduto a pensare finchè non arrivano.

Giusto…e quando arrivano che faccio?

Voce: Visto che ti sei seduto a pensare…quando arrivano t’alzi e te ne vai!

Si si, non mi va di uscire a cercare il biglietto…tanto vale pensare qui sulla sediola.

Voce: Ma si…dopotutto non vedo molta differenza tra andare a pensare Là o stare qui sulla sediola.

Ma che tu sappia…Là com’è la situazione…c’è spazio ancora? o è pieno di pensatori?

Voce: ah…visto l’alto numero di biglietti vidimati oggi, penso che ormai Là sia tutto un unico pensiero…tanto unico che ognuno non saprà più quale sarà il suo e quello del vicino (troppo vicino) ahahahah!

Comoda questa sediola però! ma si…sto qui e mi penso il mio pensiero solitario…risparmio i soldi del biglietto e anche la fatica di cercare i miei pensieri nella massa del pensamento generale!

Grazie voce! Sto ancora un po’ e quando arrivano gli altri me ne vado!

Dopo un po’ me ne sono andato perché gli altri cominciavano ad arrivare. Tornato a casa però un dubbio mi ha preso: ma chi era arrivato?...i pensatori o i pensieri?

Ero così assorto a pensare su quella sediola che quando me ne sono andato…me ne sono andato e basta!

Insomma una cosa senza capo né coda…come la lettura che avete fatto fin qui…se l’avete fatta!

domenica 18 agosto 2013

L’Olimpo non è campo

Non seminar parole
che cadono sul marmo e tra gioielli
ci vuole humus che dia vita al senso
non è lucente ma di vita freme.

Palazzo dell’Olimpo non è campo
dove il coltivo possa aver futuro
'ché rarefatta è l’aria e non mortale
e l’acqua distillata nulla nutre.

Che si raccoglie se non la propria altezza?
...che solo fa da specchio alla tua spocchia.
Sei dea ma non hai idea di quel che perdi
sentirsi un po' mortale ti indispone?

Se vuoi resta pur lì sul piedistallo
ma attenta che la carne in marmo muta
freddezza è proprietà di questa pietra
scaldarsi allora si che sarà dura.

venerdì 16 agosto 2013

Sestiere di Prè

Dedicata a Genova ed ai suoi abitanti...tutti!

Si baciano muri come labbra scorticate
vi passo come fossi lingua che assapora
sapore di frullata umanità in fermento.

Tenuità di luce e oscurità di buio
bianchi occhi sbarrati…nero il contorno
prominenti culi di donne…grandi…le donne
intimorenti come calamite…vanno…loro!

Io fluttuo e mi trasporta il vento.

Uomini appesi ai muri...come manifesti...
…attendono
offerenti gli sguardi…nascoste le mani
sono cattivi? buoni? disperati? Assenti?
sono quello che sono come lo sono io
ma io non sono loro…e lo vorrei…......perché?

Questo vicolo-vena di questa terra stretta.
Genova…quadrante vitale d’universo.

Carrugio come canyon d’Arizona
ci sono serpi fiori e piante a spine
rischi ferite se non diventi roccia…dura.

Mi sento come sabbia portata qui dal vento.

Questo Sestiere che si chiama Prè…prende!
...lo senti che ti prende con mano indelicata
ma se ci sai passare ne esci con più vita
salato come l’aria che lì vi si respira
basta una volta e ti ritrovi a “rota”

lunedì 12 agosto 2013

Cammino un po' a scatti


Su questo sentiero d’erbe bordato

m’incontro nel passo di chi non son io.


M’incrocio all’inverso d’un unico andare…

io verso l’alba…ed io lì al tramonto.


Del sole e la luna si mischia la luce…

quel grillo mi parla saltando nel fosso.


Se prendo chi ha detto che bisogna andare

gli tolgo le scarpe e lo impicco coi lacci…

gli rubo i*zecchini e ci compro qualcosa…

qualcosa che ancora non so cosa sia…

qualcosa che ignoro persino se esista.


Su questo sentiero d’erbe bordato

cammino un po’ a scatti…come fanno i matti!


*licenza poetica

venerdì 9 agosto 2013

Fantasmi

I fantasmi sono una mutazione dei ricordi spiacevoli della vita avvenuta nei cassetti del cervello dove sono riposti insieme a tutti gli altri i ricordi vivono se li fai vivere i fantasmi vivono di vita propria e si nutrono della tua vita giornaliera per manifestarsi sempre attaccati alle tuo collo che ti parlano nelle orecchie che diventano attori di film che non vuoi vedere sono una folla che ti assedia e con il suo tumulto cattura la tua attenzione facendo si che la vita che vivevi e quella che vivi sembrino sempre più lontane e loro i fantasmi diventano i compagni più reali dei tuoi giorni e col tempo le persone che ti amavano non ti vedono più perché sei entrato nella realtà fantasma dei tuoi fantasmi e sei diventato fantasma tu stesso negandoti ai rapporti nascondendoti agli occhi evitando le parole che possono salvare dal perdersi in un mondo in cui il dolore per le cose fatte o subite ti devasta fino al midollo dell’anima.

domenica 4 agosto 2013

La famiglia grande

...avrete fatto caso che non uso punteggiatura (di solito)! Scusate ma non conosco bene la grammatica :-)

Una famiglia grande è più di una grande famiglia all’interno di una famiglia grande si ha la consapevolezza che si è tutti padri madri figli fratelli amici specchi di se stessi che non si possono infrangere senza autodistruggersi dentro una famiglia grande il male non esiste perché non esiste in ogni singolo membro che la compone l’umanità non sarà una famiglia grande finche ognuno non vedrà se stesso negli altri ma solo una grande famiglia senza futuro composta da persone che si vedono rivali in tutto pronte a tutto per ottenere il meglio delle cose ottenibili chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori “l’Arca è mia e non entra più nessuno”….

a proposito perché era stato ordinato di costruire l’Arca? Perché l’umanità ripartisse da zero non più zozza come prima? Bella sòla! E pensare che i sopravvissuti erano pure stati scelti dalla divinità in persona! Mi sa che la colpa è del libero arbitrio del libero mercato del global liberismo di merda del liberal egoismo dei testoni di cazzo sempre nominati e mai o di rado eliminati anzi milioni di testoni più di cazzo di loro li hanno scambiati per specchi nei quali specchiarsi ed identificarsi lui è come me io sono come lui ciò che fa lui posso farlo anch’io quello che dice è quello che io penso Anarchia del pensiero possibile salvezza personale e collettiva dalla dittatura dal dictat io detto e tu scrivi io dico e tu fai io prendo e tu dai io mangio e tu no io vivo e tu muori io sono e tu no oh! Sta pagina era partita bene ma poi qualcosa ha preso il sopravvento sulle buone intenzioni…rabbia forse?

mercoledì 31 luglio 2013

Spleen Vortex



Dal sottile di un buco nel cuore sottile esce l’urlo sottile

come filo nero e rosso da rocchetto di coscienza

lo accoglie cruna d’ago come mani giunte

per ricucire strappi di un’esistenza illusa

brandelli di un tessuto trama esposta al vento velenoso

che spira da tramonti rugginosi su linee orizzontali come lame di falce

reale pericolo di mietitura anticipata e sapore di ferro avvelenato

presagio di attacco

presagio di inutili difese.

Mi affretto come sarto a ricucire prima che il soffio infido di Eolo definitivamente irrompa 

a riempire l’ultimo spazio di vorticoso caos

il mio spazio cantina della vita

riempita di paure e desideri

di cose pure e impure volute e non volute

di amori travolgenti e poi travolti

di desideri fattisi diamanti

di desideri fattisi pattume

ma il vento velenoso non lo voglio

voglio che tutto resti come è nato

come al principio l’ho voluto io....chiaro

perché il mio Io sappia chi son stato!


* io ho voluto la chiarezza iniziale

lunedì 29 luglio 2013

Diobetacarburetilbutancianuro

L’aria pesante che si respira dai pori, non dal naso, che quello ormai è fuori uso da parecchio, comincia a creare difficoltà già a metà giornata ma per fortuna di acqua, seppure lurida, ce n’è a iosa.

Ampi specchi sparsi in tutta l’area metropolitana…specchi neri ma che però riflettono come ossidiana la luce smorta del sole, che con la luna, continua a restare fermo nel cielo bigio.

Per fortuna, dicevo, che ci sono questi specchi dove posso gettarmi per recuperare un po’ d’ossigeno avariato…ma sempre meno di quello che assorbo con i pori dall’aria…certo che nelle branchie se ne sente il gusto disgustoso ma dai e dai mi ci sono abituato, si fa l’abitudine a tutto...a tutto ciò che non sia definitivamente mortale intendo.

Bisogna stare attenti però a gettarsi in questi specchi neri, dove non si vede ad un pollice dal viso…io mi ci sono strappato via la membrana tra il medio e l’anulare, nuotando, con qualcosa di duro e tagliente…probabilmente una parte metallica sommersa di qualche architettura industriale…direi anche arrugginita…mi si è infettata la mano e la membrana non si è più riformata.

Le uscite sono brevi, capirete, tanto per procurarsi il minimo necessario in qualche megadiscarica o alla borsa extranera…lì solo quando si ha la vitale necessità di procurarsi il superfluo, pena la pazzia dovuta al desiderio appunto del superfluo.

Procurato quel che si doveva è bene ritirarsi nella propria buca, meglio se in periferia…la mia è abbastanza confortevole…un’ampia entrata ben rotonda, due comodi ambienti su due livelli e addirittura, appena fuori l’entrata, un metro e mezzo quadro di orticello che mi produce dell’ottima verdura a foglia filiforme… che quella a foglia larga assorbe troppo diobetacarbuetilbutancianuro…che vi assicuro non fa bene affatto, specie al sistema linfodrenante del mio organismo.

La settimana scorre cercando di arrivare alla domenica, ammesso che si sia avuto cura di tenere aggiornato uno straccio di residuo cartaceo di calendario di quando se ne vendevano…aggiungendovi l’anno di anno in anno…ed ovviamente i giorni, chiaramente per sapere quando è domenica.

La domenica di solito vado al mare e mi diverto un sacco a saltare da uno scoglio sullo strato di catrame che ricopre l’acqua e che fa le stesse funzioni di un tappeto elastico…salti e capriole nell’aria…beh adesso devo andare che oggi si prevede una tempesta elettromagnetica con fattore 11.5…meglio chiudersi in buca, passerò il tempo passando il tempo.

venerdì 26 luglio 2013

Autostrada



Già clandestino al casello d’entrata

sgommo di scatto e incontro l’asfalto...

poi è anche caldo e si fa appiccicoso.

Manco è iniziato e il viaggio è già stanco,

5 marce non sono abbastanza…procedo lento

con vento contrario…quanti nodi?

Non so...ma mi sento legato.

Meglio fermarsi nella prima area

dove la gente usa cestini per rimasugli di fami placate

ma non c’è spazio tutto occupato…park strapieno,

sedili dormienti, acqua impotabile, ombra contesa...

tutti stanchi già dopo il casello?

Andiamo bene il viaggio è lungo

con questo inizio il dubbio mi mangia...

che stiamo a fare su questa autostrada

siamo in troppi con pochi servizi!

Chi ha pagato si mangia le mani e i clandestini hanno meno paura,

perso per perso stanno meglio loro,

non hanno dato in cambio di niente!

Metà della meta nemmeno si vede..quella intera è un miraggio irrisolto!

Colonnina S.O.S. rigidamente occhieggia rossa di vergogna.......dice:

Sono rotta senza intervento...inutile a me e a te non servo,

scavalca il newjersey e cambia strada

o accampati qui e aspetta per anni.

...forse la prima è la svolta migliore!

Attendere anni procura dolore

meglio riavvolgerti e passare dai campi

domenica 21 luglio 2013

Poesia romanesca che dice tutto e ‘n dice ‘n cazzo.


Ma sai che sei ‘n ber tipo Anima mia!

Stai sempre chiusa drento e ‘n sorti mai.

Ma che te credi che la gente ‘ntorno

te possa riconosce lì anniscosta?

Ma fatte vede nun ave’ paura!


Eh!..dici bene tu che sei de ciccia!

Ma io se sorto me disperdo ar vento

‘ché l’Anime nun c’hanno peso arcuno.

Si come dici tu me faccio vede

tu t’aritrovi come Don Farcuccio

co’ ‘na mano davanti e ‘n’artra dietro!

Te scambiano pe’ matto oppure santo...

e poi so’ cazzi tua...guarda er passato.

Resta de ciccia, bello!...e statte carmo.

Nun fa’ vede’ che me te porti drento...

lasciame qua tranquilla appennicata.

Ormai ‘sto monno nostro è d’ossa e carne

de quello che c’hai drento se ne frega.


M'anvedi tu come me so’ ridotto!

A parlamme da solo e trova’ scuse

pe’ nun fa’ niente e omologamme ar monno

pe’ nun ave’ rotture de cojoni

e stammene tranquillo drento ar buco.

venerdì 19 luglio 2013

Grande amico Rasoterra



Cadendo dai pistilli...il polline nevicava l’aria che tremula di caldo s’elevava e Rasoterra tra nevicata d’oro e tremolante caldo andava tra malve gigantesche ed eleganti spighe…andava a compiere uno dei lavori che normalmente era consuetudine e necessità fare in questo particolare caldo periodo.

Andava Rasoterra a mungere Afidi sulle piante di Rosa Malgrigna dove loro erano soliti pascolare tra spine e boccioli…era un lavoro che non gli piaceva affatto e stavolta la sorte lo aveva puntato…non piaceva a nessuno mungere Afidi perché era un lavoro da contendere alle formiche che è risaputo si ritenevano da sempre uniche ad aver diritto di mungitura delle mandrie afidee.

Queste cose le conosco perché non è la prima volta che incontro Rasoterra…ah Rasoterra è un simpatico rappresentante del popolo Bassihssimih…e Rasoterra non è il suo vero nome…che una volta me lo disse ma la sua impronunciabilità rende impossibile anche scriverlo…l’ho battezzato io così visto che in effetti è più basso della suola delle mie scarpe.

Da quando miracolosamente un giorno che passeggiavo nel mio parco (non mio in realtà ma mio ugualmente) non l’ho schiacciato sul bordo del sentiero…Rasoterra va sempre in giro tra erba e sassolini fichiettando guardingo ommeglio emettendo un suono simile a quello di quando ci fischiano le orecchie però più cadenzato che sembra una marcetta lontana.

Rasoterra non è come potreste immaginarlo perché non potreste e quindi non cercate nemmeno di immaginarvelo.

Rasoterra è uno che ha in se le caratteristiche di tutto quello che lo circonda e nel quale lui si muove come fosse lui stesso quello che lo circonda…in pratica si muove come se si muovesse una parte del tutto di cui lui è parte.

Dicevo che da quando non l’ho schiacciato è diventato la mia guida particolare dei minuscoli particolari del grande parco…seguirlo a volte è cosa comica alquanto in quanto debbo portare l’occhio al suo livello che appunto è raso e un occhio raso comporta ginocchia e orecchio a terra e…culo in aria.

Ma da lì…con Rasoterra che accanto alla mia palpebra indica e spiega…beh ragazzi è tutta un’altra vista delle cose una vista da regressione temporale al tempo dell’infanzia e della meraviglia…che dopo una giornata di rotture di coglioni da veri adulti esauriti…è veramente una purificazione spirituale stare all’altezza di dove l’erba sbuca fuori dalla terra.



Grande amico…Rasoterra!

mercoledì 17 luglio 2013

Ruscello



In comune col lago non hai niente

del mare non conosci l’esistenza…

tra loro...il fiume, tuo emulo grandioso.

Ma i rivi tuoi si parlano d’appresso,

gli steli d’erba ti suonano a violino.

Selvatici colori di corolle e sassi

son resi astratti da chiarezza in corsa.

Tritoni e rane di te hanno fatto casa,

gli uni crestati a spasso sul tuo fondo,

le altre, guardinghe al passo dell’umano

mi guardano e non spiccano alcun salto.

Ci son momenti che l’umano stato

lascia lo spazio a quello ch’eravamo,

le rane l’han capito e restano sorprese.

Sentire che il mio passo non spaventa

mi fa sentire quel sapor di Terra

come avessi radici e non due piedi


e intanto nel suo letto l’acqua scorre…

verso qualcosa...

che non sa e non so.

sabato 13 luglio 2013

Bomba



Sottocutanea parassita della polverosa pelle del mondo

piccolo metallico diavolo di variforme aspetto

sensibile al tocco di saltellanti leggeri pesi BAMBINI

micidiali aculei taglienti lame mutilanti schegge

per ridurre in silenzio o a lamentosa vita ESSERI ed ESSERE

deflagrante acciaio lingue di fuoco

polvere agli occhi buio nella mente

esplosione BOOM…..silenzio..e intorno

pezzi di ferrea morte in morbida carne

pezzi di ossa come sassi mimetici

ridotti al silenzio o al lamento per sempre

ed i creatori di morte si ingozzano di morti

asciugando la coscienza al sole tropicale

occhiali da sole oscuranti per non vedere il fuoco della vampa

drinks ristoratori per gli aridi cuori..cuori?

fiche a gettone a bordo piscina

il tutto dipinto perbene di blu.





…li immergerei nel rosso piscina del loro sangue!

giovedì 11 luglio 2013

a Jack Kerouac...scritta con la mia cara amica Pozzanghera




il tuo sguardo solitario disilluso hobo

idealmente sono stata tua ombra

sui freddi pianali di vagoni vaganti nel nulla

nulla di un’America vasta come il vuoto che attanaglia

erano gli anni della nuova frontiera di menti sbranate da voglia di…essere

essere quelli che il mondo vedeva nemici della sua voglia di normale anormalità del tedio

a Te jack…ai tuoi alcolici giorni…alla tua disperazione dispersa nei deserti e ritrovata in sobborghi

a Te che hai vissuto eremitando a Big Sur guardiano dei boschi guardiano dell’anima tua e quella del mondo

a Te alle tue corse in auto scassate con pazzi poeti sballati di gioia d’amore d’incredibile vita stravolta
e verità sperata

a Te…alla tua rabbia ed al tuo grande Amore!

a Te che ci hai ispirato rabbia e Amore

per una vita che non sia sprecata


..e a ricordo di Fernanda Pivano



lunedì 8 luglio 2013

Ce sta ‘no spicchio chiaro





Er bello de 'sta Roma quann'è notte

è che t'appare tale e quale a te,

quanno te chiudi ar monno pe' sarvatte

da tutto er male che nun voj vede'.



Certo devi sape' ndo so' li posti,

quelli anniscosti, fori da sto circo

dove de giorno se fa 'n gran casino

e ndo' la gente, pure quann'è notte,

s'addanna pe' nun fasselo manca'.



Ce sta 'no spicchio chiaro de lampione

che pare de 'na donna er decolté,

color de pelle ambrata infrà li muri

ch'acquisteno er colore der velluto

a quella luce che me dice…vie'.



E io ce vado come fossi amante

de quella pace carma che ce sta,

me fermo a respira' quell'aria antica,

'n barsamo che dura quanto basta

pe' fa che 'n petto er core me ribatta.



Eppure nun so' mica 'n piagnifregna,

uno che penza che er passato è mejo…

de trasgredi' nun me so mai schifato.


Però che v'ho da di'…fora da st'angoletto

er monno nun po' èsse più perfetto.



giovedì 4 luglio 2013

La parola del Mondo







È nata come rombo di vulcani

ad ascoltarla c’era l’Universo

come in attesa fosse di neonato

Tutto ciò era…Ora non più

♦♦♦



Ci siamo Noi a coprirne l’espressione

sordi che urlano l’uno all’altro in faccia