La
transitorietà della rivelazione dura quell’attimo di tempo necessario a che il
Satori sia percepito come lo stato cercato.
La percezione
del percepirlo è già di per se una rivelazione che ripagherebbe l’attesa della
percezione stessa…cosa (l’attesa) che di per se basterebbe a dare un senso allo
scorrere del tempo inteso come processo erosivo della materialità.
L’ambiente nel
quale ci “càpita” di vivere offre giornalmente innumerevoli attimi che vengono
vissuti come semplice scorrere del tempo senza coglierne l’unicità paragonabile
a quella delle cellule organiche oltremodo viste principalmente come quello che
la loro unione ci rappresenta alla percezione visiva e tattile…una forma
esteriore con un interno non visto.
L’attimo in cui
una foglia si stacca dall’albero-l’inizio del cambiamento della sostanza-a noi
passa inosservato eppure quell’attimo segna la fine e l’inizio di qualcosa che
potrebbe essere l’attimo della rivelazione l’attimo in cui si apre la porta tra
quello che sembra e quello che è.
Un solo attimo
tra gli innumerevoli che compongono il nostro tempo vitale il Satori potrebbe
essere lì…nel distacco di quella foglia milioni di anni di attimi passati nel
passato sottratti alla nostra attenzione dalla nostra disattenzione
Ma siamo quel
che siamo e nell’accezione negativa se non lo fossimo vorremmo continuare ad
esserlo ed è quello che facciamo…continuare ad essere in disparte in una parte
di cui facciamo parte…ANZI IN CONTROPARTE.
Satori è
qualcosa che non molti ma abbastanza avvertono presente negli attimi della loro
vita.
Questa sola sensazione
fa sì che la vita scorra accanto a chi la prova come un ectoplasma benevolo
mentre chi ha il dono di andare oltre la sensazione e vivere il Satori rompe
definitivamente ogni sistema precostituito materialmente filosoficamente e
spiritualmente accettato.
Questo è uno
dei miei pensierini serali che annoto nei ritagli di tempo dedicati a me
stesso…mi danno la sensazione di saper almeno mettere due parole una di seguito
all’altra su questa carta virtuale e rifletto così su ogni istante che ha
concorso a rendere il tempo necessario a scrivere quello che avete letto un
tempo del quale ho sentito ogni attimo. Un tempo passato a scrivere di getto
senza tener in alcun conto che esistono virgole punti e quant’altro.
Per il Satori
mi occorrerà qualche centinaio di miliardi di attimi ma fa niente…intanto
“avverto” e continuo a scrivere cose che, parafrasando De Andrè, sembrerebbero
inutili al Mondo ed alle mie mani…ma chissà!
Jacopo Serafinelli
♦
Allego un
estratto da un più ampio scritto (non mio), chi fosse interessato…clicchi e
legga.
2. Senza il
raggiungimento del Satori nessuno può entrare nella verità dello Zen. Satori è
l'improvviso lampeggiare nella coscienza di una nuova verità inimmaginabile
fino a quel momento. E’ una sorta di catastrofe mentale che avviene tutto in
una volta, dopo un lungo accumulo di questioni intellettuali e dimostrative.
L’accumulo ha raggiunto un limite di stabilità, e l’intero edificio è
precipitato al suolo, quando, ecco, un nuovo cielo si è aperto ad una totale
visione. Quando il punto di congelamento è raggiunto, l'acqua si trasforma
improvvisamente in ghiaccio; il liquido improvvisamente si trasforma in un
corpo solido e non fluisce più liberamente. Il Satori si abbatte sull’uomo
all’improvviso, quando egli sente che ha esaurito tutto il suo intero
essere. Religiosamente, si tratta di una nuova nascita; intellettualmente, è
l'acquisizione di un nuovo punto di vista. Il mondo, adesso, appare come se
fosse vestito di un nuovo abito, che sembra ricoprire tutte la bruttezza del
dualismo, e che nella fraseologia Buddista si chiama ‘illusione’.