In comune col lago non hai niente
del mare non conosci l’esistenza…
tra loro...il fiume, tuo emulo grandioso.
Ma i rivi tuoi si parlano d’appresso,
gli steli d’erba ti suonano a violino.
Selvatici colori di corolle e sassi
son resi astratti da chiarezza in corsa.
Tritoni e rane di te hanno fatto casa,
gli uni crestati a spasso sul tuo fondo,
le altre, guardinghe al passo dell’umano
mi guardano e non spiccano alcun salto.
Ci son momenti che l’umano stato
lascia lo spazio a quello ch’eravamo,
le rane l’han capito e restano sorprese.
Sentire che il mio passo non spaventa
mi fa sentire quel sapor di Terra
come avessi radici e non due piedi
♦
e intanto nel suo letto l’acqua scorre…
verso qualcosa...
che non sa e non so.
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