giovedì 8 novembre 2018

Polvere



Sarà una faticosa lettura ma la morale vale lo sforzo
Fu grigio nella notte dei tempi dove la memoria di chi vive non arriva e sarà grigio nel futuro lontano dove l’immaginazione di chi vive non arriva...nel presente lo è...lo si vive...la pelle di chi vive lo sa... non conosce il rosa e le tonalità intermedie fino al nero africano...profondo e malvisto un tempo...ora magari ad averlo.
Solo pelli monocromatiche...cinerine...che quando passano lungo i muri cittadini spariscono alla vista... confuse con gli intonaci...perché nudi si va in giro per cogliere anche solo un fotone della poca luce che il sole riesce ancora a far passare attraverso le polveri sospese che hanno sostituito l’atmosfera e alle quali i polmoni si sono adeguati con fatica di secoli e dopo non essere riusciti a tenere in vita milioni di individui.
Il problema erano gli alveoli troppo minuti che con l’andar del tempo sono spariti...sostituiti da cellule sulle pareti polmonari interne in grado di elaborare la polvere che...in sospensione nell’ex atmosfera...aveva raggiunto la percentuale dell’85%...in pratica polmoni tipo sacchi di vecchi aspirapolvere...naturalmente anche i peli nelle narici erano spariti vista la loro inutilità...anzi...vista la loro dannosità datosi che provocavano ammassi di composto “aereo” che impedivano totalmente la “respirazione”...le narici si erano a loro volta enormemente allargate...prova ulteriore della sbalorditiva capacità di adattamento dell’organismo umano alle condizioni che l’umano organismo stesso aveva contribuito...in maniera cospicua...a creare.
La vita scorreva monocromatica e datosi che nessuno più dedicava tempo alla pulizia del proprio corpo...operazione inutile i cui risultati duravano al massimo qualche secondo dopo l’uscita di casa...dicevo...datosi appunto che ormai all’esterno delle loro abitazioni...ma anche dentro...tutti erano indifferenziatamente grigi e che tutti ormai non facevano più attenzione alle differenze...perché ciò richiedeva un vero sforzo d’attenzione visiva...i pochi discendenti di un’antica razza ormai estinta... chiamata Antirazzista...esistita secoli addietro...ancora memori degli antichi racconti tramandati oralmente...avevano dato a questa polvere perenne il nome di Santamannadellinquinamento...mentre i pochissimi discendenti di un’altra razza...estinta anch’essa...chiamata Razzista...l’avevano chiamata Bastardamerdadellinquinamento.
Mentre i primi vivevano...diciamo così...in un rassegnato stato di accettazione...anzi quasi contenti...i secondi si rodevano di rabbia non potendo e non avendo neanche più la forza di dichiararsi diversi e superiori a chi ormai non era più diverso da loro. 

Un antico male dell’umanità era stato vinto grazie al fattivo contributo di tutti i discendenti di quelle antiche tribù di tutti indifferenziatamente.

giovedì 13 settembre 2018

Sedendomi sotto il Banano.

Foto: Jacopo Serafinelli

Di sopra c’è un buio feroce
che brucia gli spazi dell’aria
tra questo fogliame materno
che abbraccia di Me la mia Forma…
ora astratta…più flora che altro…
ed ecco…
son Io la Forma che vedo formarsi
protetta dal buio feroce
che insiste a bruciare gli spazi.

Son frutto di pianta materna
che abbraccia il mio divenire.

Ma è solo un momento
che il Sogno si prende il suo tempo
dal Tempo che non gli da tempo.

domenica 8 aprile 2018

Camminanti


Siamo certi di quello che siamo 
siamo certi di quel ch’eravamo 
siamo certi che’l Tempo d’adesso 
è sequenza del Tempo di prima… 
di quel prima che era presente 
com’adesso è presente il Presente. 

Una Storia ch’è nata per sbaglio… 
col pensiero ch’io fossi qualcuno 
che non sono mai stato e non sono. 

Strana Storia…che vive di se 
senza chiedere nulla al cervello 
camminando col passo di Due. 

Sono passi passati e presenti… 
sono orme lasciate e future… 
verso un Dove nascosto a se stesso. 

Camminanti…ecco quello che siamo… 
sui sentieri del nostro pensarci… 
come sempre succede a chi ama 
fuori tempo dai tempi del Tempo.

domenica 4 febbraio 2018

Er Piccoletto

Un pensiero a mio Padre...quell'ombra che mi fotografa




Ce stava ‘n tempo
quann’ero piccoletto
ch’er Monno…me pareva…
c’avesse…com’a di’…‘na simpatia
pe’ me che sopra’lui ce zompettavo.

Ma poi…crescenno...me so’ reso conto
che più nun zompettavo allegramente…
ero cresciuto…
er Monno m’appariva come era…
tutto ‘n salita e pieno de monnezza…
‘na gran fatica solo pe’ fa’ ‘n passo…
‘na puzza de marciume insotto ar naso.

Ammazza che inculata èsse cresciuto.

Vojo tornà quann’ero piccoletto…
quanno c’avevo er core cor penziero
puliti come l’acqua de ‘na fonte.

Ma ormai nun se po’ più…
quanno se cresce se rimane adurti
co’ tutti i cazzi e pure i contro cazzi.

Però drento de me ce resta lui…
quer piccoletto illuso che zompava…
je parlo…
e cerco sempre de nun fallo piagne.