mercoledì 24 dicembre 2014

Pensiero astruso ma pensiero


Chissà se le dighe son fatte tutte per resistere?
…e gli alberi radicati sui clivi bacini….
loro crescono verticali (di solito)…e le radici?

Le radici…che mistero sotterraneo!...
che l’acqua…artificiosamente ferma...
permea le “bacinanti” sponde e va a spiarle.

L’acqua lo sa che fanno le radici…la cercano
e lei perché permea la terra ad incontrarle?

L’acqua è “informata”…sa quello che fa!

La diga sì…lei sì che non lo sa…


giovedì 23 ottobre 2014

Morto


E ritrovarsi poi come un chicco di mais nella macchina dei popcorn...insieme ad altri spannocchiati chicchi che...spinti dall’aria compressa sbattono ai vetri in attesa di uscire dal pertugio distributore... per finire nel sacchetto ed essere mangiati.


Non era tanto il timore di essere mangiati che mi confondeva...quanto quel vorticoso ciclonare che mi impediva di mettere a fuoco tutta la situazione…

…‘ché essere mangiato non aveva alcuna importanza, morto per morto non faceva differenza.

Questo solo per descrivere il mio stato nello stato di transizione tra il Qua (immediatamente precedente la morte) e l’Aldila di Là dove probabilmente stavo andando.

Dico così perché in tutta quella confusione avevo però la sensazione di aver già superato l’Aldilà e di stare andando verso un luogo, nè Paradiso nè Inferno (per usare termini comuni ed obsoleti che di per loro stessi non definiscono un emerito cavolo)...bellissimo mi dicevo...senza capirne però il senso che fino ad un prima indefinito...quella parola “bellissimo”…aveva avuto per me!

Ma…Me chi?

E comunque una specie di stretta fisica mi stava dicendo: “ecco sei uscito dal pertugio distributore”!...mentre tutto il ciclonare si disperdeva dietro le mie spalle (spalle si fa per dire).

Sentivo che qualcosa mancava in quel posto qualcosa che aveva invece riempito il di là dove ero vivo fino a non so quanto prima...c’era una specie di libertà assoluta...una mancanza di inibizione che si avvertiva a pelle (pelle si fa per dire).

Se mi sentivo bene o male non saprei ora dirvelo ma proprio quell’interrogativo che mi interrogava stava facendo sì che la risposta diventasse la consapevolezza di essere arrivato senza Bene e Male nell’Aldilà di Là non Paradiso/Inferno…Il Luogo!

Il Luogo deputato alla non esistenza del Bene e del Male dove tutto era...semplicemente era.

Dove la non esistenza riscattava tutte le esistenze consapevolmente vissute...giuste o sbagliate che fossero...la negazione del contrappasso a conferma di miliardi di vite vissute nella vana speranza di un Aldilà che offrisse refrigerio alle torture subite in vita o al contrario dispensasse eterno rimorso.

Ero nel Luogo…nell’Aldilà di Là…e stavo! Nè bene nè male, semplicemente stavo dove tutto è sempre stato.

Ateo…Credente?

Che aveva significato?

Ero Morto e stavo…e sarei stato solo per il tempo necessario alla coscienza di abbandonarmi!

Dopodiché l’annullamento nel Tutto che è sempre stato.


Tempo scaduto…Nulla. 

martedì 7 ottobre 2014

Terremoto

Una cosa scritta poco dopo il terremoto in Abruzzo.



Indifferente ai crolli
il sole dentro il cielo
brucia lento la massa per riscaldare crepe
passando da soffitti ormai fantasmi.

L’aria del dentro adesso è come il fuori
l’intimità è svanita...è tutto esposto al mondo
le cose come i corpi...mattoni come Lego sparsi sul pavimento.

Bambini che si guardano piangendo
si guardano e lo sanno…non lo sono!

Il terremoto cambia tempo e modi
cambia il vedersi come ci piaceva
ci ridà il senso della dimensione
ci fa sentire piccole persone
che aspettano coesione ed una forma


Prima la scontatezza era la norma...
dopo...

domenica 29 giugno 2014

Un blocco di parole quasi un nodo.


Pezzi di pazzi in tranci…carne
gettata nel pozzo oscuro…puzza di paura
unghie spezzate sperando di salire
uscire…dove la luce abbaglia e taglia
quello che nel profondo è stretto in nodi
gordiani al punto da sembrare gangli
voi che perdeste della ragione il lume
costretti a star lontani dall’umana ciurma
che naviga felice sul vascello…il mondo
su l’Universo-mare che è solo l’acqua
d’un profondo pozzo…oscuro

sabato 7 giugno 2014

Per caso una sera ho incontrato Baudelaire ...e ho intrecciato i miei umili versi in corsivo...con Lui!

...leggete come volete...senza punti...virgole e via dicendo!  :-)

Bizzarra deità, bruna come le notti, dal profumo mischiato di muschio e d'avana, opera di qualche Obi, Faust della savana: ammaliatrice color d'ebano, figlia della nera mezzanotte

Come la notte ammantami d’oblio e sogni che sognati sembrino reali tal che a toccarli ne si senta il corpo del tuo profumo che io ne sia l’ampolla


io preferisco alla costanza, all'oppio, alle notti, l'elisir della tua bocca in cui l'amore si pavoneggia: quando verso di te i miei desideri partono in carovana, i tuoi occhi sono la cisterna in cui bevono le mie pene.


Amo dell’incostanza l’imprevisto dell’oppio lo stordirmi e delle notti il nero misterioso ma vengo a dissetarmi alla tua fonte per alleviar l’arsura della vita


Attraverso i due grandi occhi neri, spiragli della tua anima, demonio senza pietà, versa meno fiamme: io non sono lo Stige per abbracciarti nove volte.


Occhi d’oscurità abbagliante nero inferno profondo e voluttuoso dove rovescio l’anima in ribollir di spume a che si formi lago di piacere


ahimè, e non posso, Megera libertina, per spezzare il tuo coraggio e metterti alle corde, nell'inferno del tuo letto divenire una Prosérpina.



Dea o Dio non fui non sono e non sarò ma sono certo che solo ad un tuo sguardo l’essenza di un Olimpo intero farà di me paurosamente un uomo

venerdì 16 maggio 2014

Anatema

 

Che le forze oscure dell’universo

prendano coscienza del loro compito

facciano ciò che mai fecero nel tempo

ma il tempo ora chiede…divengano assassine

assassine umanitarie e feroci

che muoia chi deve

 chi ha diritto riprenda quel che tolto gli è stato

maledetti voi siate che schiacciate il pianeta

maledetti voi siate che rubate fiducia

maledetti voi siate che impestate la vita

maledetti voi siate che abusate di corpi

maledetti voi siate che mandate alla morte

maledetti voi siate ladri infami di cibo

maledetti voi siate faccendieri bastardi

maledetti voi siate che ingannate e uccidete

maledetti voi siate che mancate d’amore

maledetti voi siate che non siete più umani

 

martedì 29 aprile 2014

Pensiero senza punteggiatura.

Nubifragio acido da nuvole tagliate in grigio gonfio
gocce pesanti turgidi acini di uva in rapido fermento
che il campo coltivato non assorbe…
...rimbalzano
come palle di biliardo in cerca delle buche
ormai occupate…punteggio ormai raggiunto
non servono altri colpi della stecca
si rischia di stracciare il verde piano
verde del campo dove il gioco stride
a regole dettate da precedenti giochi
ma gioco serio e ragioni del senso
non si apparigliano davanti ad un calesse
hanno strade diverse e senza briglie
e chi pensava di essere cocchiere
si può trovare ad essere appiedato
frustino in mano e voglia di strillare
che i frutti a bordo strada son maturi
ma lui/lei non li ha annaffiati...e non li mangia
protetti da recinto alla corrente
non resta altro che “autostopparsi
ed autotrasportarsi al proprio fine
come cavalli intanto gioco e ragioni
sgaloppano per vie diverse e assai tortuose
verso mete poco ben viste e intese meno
chissà se si potrà mai definire
il modo giusto di parlar d’amore
che faccia poco danno
a parlatori e udenti
gli uni sbroccati e gli altri indispettiti
ritorno a chiedere un ombrello
che agli acini in fermento non si buchi.

sabato 19 aprile 2014

...proteo



Quest'Amore...che vive di se stesso...
perché non supportato dal tuo tocco
o dall'entrarti dentro del mio pene...
*
rimane come l'ombra del mio corpo...
anche s'è notte senz'alcuna luce.

...e vive...come proteo in una grotta.

martedì 8 aprile 2014

Ho detto una sera con un transduttore criptoanalitico nonsense-to-sense


Certi venti dovrebbero posarsi a riposare
restar pensieri e non soffiate vane
di vanità private frullate e poi versate.

Chiodini smarriti i moti della lingua
significa poco il detto mosso invano.

Guardo il soffio del cuore infante
cerca appiglio di morbido seno.

Mi sobbarco di reti ricucite alla meglio...
pescatrice è la rana che non piace a nessuno.

E che dire del vino che non sversa il boccale?

Lascia l’occhio stupito come lucciola spenta
e la notte reclama il suo filo di luce.

Per precedere l’alba che si arrampica al cielo
questo fine pensiero non trapassa la cruna
e l’ago non sa che più punta non ha.



venerdì 28 marzo 2014

Adesso chiariamoci prima che dopo sia troppo tardi!

Ma tu prima eri così come sei adesso o è il tuo prima che ha condizionato il tuo adesso?

Adesso?...prima?

Si insomma non vorrei che il prima...quel prima! fosse l’adesso...capisci?

Si...capisco che adesso sono così...come ero prima ma un po’ più meno prima di prima!

Beh questa è già una gran cosa...perché se eri come prima...adesso che è adesso era veramente preoccupante...perché capisci che adesso non può essere come prima!

Adesso che ci penso...penso che prima di adesso ero effettivamente diverso dal mio io di adesso che fino a prima che tu...adesso...insomma prima che dicessi di me adesso rispetto al prima era...era...ma adesso che stavo dicendo circa il tuo intervento di prima? Adesso sono confuso più di prima...o come prima

Beh...questo adesso mi fa pensare che adesso ci siamo infilati in una situazione che prima sembrava chiara tanto quanto adesso sembra ingarbugliata!

Ma noo...prima forse non sapevamo che saremmo diventati come adesso ci siamo accorti di essere...anzi meglio così...sennò dopo...

Nooo...anche il dopo adessoo! Bastaaa...ma chi me l’ha fatto fare prima...di mettermi a parlare dell’adesso! il dopo noo non voglio parlarne adesso...bastaaa!

Calma adesso dai!...prima che diventi matto...sennò dopo...

NOOO...NOOO...NOOO ADESSO BASTAAAA!

Dopo non dire che sono io adesso...a non voler parlare del prima!

venerdì 21 marzo 2014

Parodia lisergica

Ci sono amori che non reggono al reale...dall’alto della loro dimensione si avvicinano alla Terra...inconsapevoli dell’inadeguatezza dei loro polmoni a respirarne l’atmosfera.
Con ali grandi (simboli…nel vuoto) costretti in orbite extraterrestri continueranno a volare.

E intanto ci si ferma sulle panchine a riposare il culo...quando il cervello pesa e pesa sulla spina e i piedi non rispondono al comando e i calcoli risultano sbagliati e intanto il cielo...simile a tendone...copre il teatro a strisce della vita...l’acqua non passa...il sole indispettito da inutili esplosioni...l’odore della terra sale...e intorno c’è il contorno delle cose...che...come false Muse si fregiano d’allori.
Allora l’ora scorre lenta e lunga come una lingua che assaggia come sei...ma forse non sei buono e allora si ritrae dentro una bocca grande come il Mondo...si muove lenta dentro…e sputa. 
Un cane passa e sembra trasparire...resta il suo sguardo...lo guardo l’amo e piango... ma poi sorrido pensando alla panchina che...per i vecchi...è come una banchina fuori dal porto dell’ultimo attracco-attesa-dove il mare si fa calmo e dove pescatori insonnoliti pescano pesci pigri che sanno di petrolio.

E’ una giornata di primavera vera...la rendo fotogramma...battendo un po’ le ciglia... come facevo spesso da bambino per ricreare i film di Buster Keaton (faccia di pietra…faccia come crede).

Ci sono amori in bianco e nero e muti come quei film col pianoforte al posto della voce.
M’alzo e ritorno nello spazio vero...è ora di far spesa...d’andare al banco frigo surgelati...banale occupazione reiterata per non lasciar padelle far la muffa. 
I tempi che non era parodia sono lontani quanto i miei ricordi...lontani come i tempi ormai lontani.
Ma ora vado a friggere in padella due bei filetti di sogliola limanda surgelati...chissà da chi e quanto tempo fa!

domenica 16 marzo 2014

La parola





La parola sa di suono e di sguardi
di indelicati strappi o di fini carezze.

Sa di sale del pianto o del dolce di un viso...
di corte distanze che basta un sussurro
o di vuoti abissali dove Lei resta vana.

Può aiutarti a volare o strapparti le ali.
La parola s’arresta sul confine del bacio...
chiede aiuto al silenzio…resta...
come fosse in attesa di un dialogo muto
tra due lingue esperante.

mercoledì 5 marzo 2014

Oniria



Ringrazio Gabriella...la sua poetica fusa"cellularmente" con la mia...indistinguibile.

Scandagliano reflussi
d’Eolo
e immense distese di campi
scarmigliano

Chi? non sappiamo… ma
forze d’altri mondi certo
che senza fiato…cercano nov’aria
  
A passi timorosi s’offrono
linksloro malgrado
come ponti tibetani sugli abissi tra menti
in precario raccordo di cigli

Mantelli senza voli
ultrasuoni spiumano
nell’immenso insano
di un occaso lì per caso
dove a coprire d’ombra
sole tramonta
e lascia a spolverar di bianco
luna

and the singing in  the rain …
will be blood

Tra poco
canaglie solitarie
gregari senza destini
a tempi di comando
aggiungeranno
il loro abbaio
di luci e di lampi

Notte senza ritorno a luce d’alba
venosi vicoli percorsi da parole
dimmi qual'è la strada del risveglio

Vampiri ghigneranno
tombe senza corpi
da un maniero fantasma
custode evanescente
di questa valle stretta
dove lo spazio è scarso e la distanza sfianca

Covi restando
stomaci di porci
che la vita rubano alla vita

Oniria…musa del sonno
che non dai risposte
misterica compagna delle notti
impasta la materia della vita
e fanne cibo per i nostri sogni
perché al risveglio
ci si senta sazi
potremo almeno dir d’aver sognato

incubi o sogni non fa differenza
anche di giorno se ne fa esperienza

sabato 25 gennaio 2014

SATORI



La transitorietà della rivelazione dura quell’attimo di tempo necessario a che il Satori sia percepito come lo stato cercato.
La percezione del percepirlo è già di per se una rivelazione che ripagherebbe l’attesa della percezione stessa…cosa (l’attesa) che di per se basterebbe a dare un senso allo scorrere del tempo inteso come processo erosivo della materialità.
L’ambiente nel quale ci “càpita” di vivere offre giornalmente innumerevoli attimi che vengono vissuti come semplice scorrere del tempo senza coglierne l’unicità paragonabile a quella delle cellule organiche oltremodo viste principalmente come quello che la loro unione ci rappresenta alla percezione visiva e tattile…una forma esteriore con un interno non visto.
L’attimo in cui una foglia si stacca dall’albero-l’inizio del cambiamento della sostanza-a noi passa inosservato eppure quell’attimo segna la fine e l’inizio di qualcosa che potrebbe essere l’attimo della rivelazione l’attimo in cui si apre la porta tra quello che sembra e quello che è.
Un solo attimo tra gli innumerevoli che compongono il nostro tempo vitale il Satori potrebbe essere lì…nel distacco di quella foglia milioni di anni di attimi passati nel passato sottratti alla nostra attenzione dalla nostra disattenzione
Ma siamo quel che siamo e nell’accezione negativa se non lo fossimo vorremmo continuare ad esserlo ed è quello che facciamo…continuare ad essere in disparte in una parte di cui facciamo parte…ANZI IN CONTROPARTE.
Satori è qualcosa che non molti ma abbastanza avvertono presente negli attimi della loro vita.
Questa sola sensazione fa sì che la vita scorra accanto a chi la prova come un ectoplasma benevolo mentre chi ha il dono di andare oltre la sensazione e vivere il Satori rompe definitivamente ogni sistema precostituito materialmente filosoficamente e spiritualmente accettato.
Questo è uno dei miei pensierini serali che annoto nei ritagli di tempo dedicati a me stesso…mi danno la sensazione di saper almeno mettere due parole una di seguito all’altra su questa carta virtuale e rifletto così su ogni istante che ha concorso a rendere il tempo necessario a scrivere quello che avete letto un tempo del quale ho sentito ogni attimo. Un tempo passato a scrivere di getto senza tener in alcun conto che esistono virgole punti e quant’altro.
Per il Satori mi occorrerà qualche centinaio di miliardi di attimi ma fa niente…intanto “avverto” e continuo a scrivere cose che, parafrasando De Andrè, sembrerebbero inutili al Mondo ed alle mie mani…ma chissà!
                                                                              Jacopo Serafinelli
Allego un estratto da un più ampio scritto (non mio), chi fosse interessato…clicchi e legga.
2. Senza il raggiungimento del Satori nessuno può entrare nella verità dello Zen. Satori è l'improvviso lampeggiare nella coscienza di una nuova verità inimmaginabile fino a quel momento. E’ una sorta di catastrofe mentale che avviene tutto in una volta, dopo un lungo accumulo di questioni intellettuali e dimostrative. L’accumulo ha raggiunto un limite di stabilità, e l’intero edificio è precipitato al suolo, quando, ecco, un nuovo cielo si è aperto ad una totale visione. Quando il punto di congelamento è raggiunto, l'acqua si trasforma improvvisamente in ghiaccio; il liquido improvvisamente si trasforma in un corpo solido e non fluisce più liberamente. Il Satori si abbatte sull’uomo all’improvviso, quando egli sente che ha esaurito tutto il suo intero essere. Religiosamente, si tratta di una nuova nascita; intellettualmente, è l'acquisizione di un nuovo punto di vista. Il mondo, adesso, appare come se fosse vestito di un nuovo abito, che sembra ricoprire tutte la bruttezza del dualismo, e che nella fraseologia Buddista si chiama ‘illusione’.

mercoledì 22 gennaio 2014

Strada Stradita



Strada stradita da camminare di penose assenze
Scontri di sguardi che somigliano a morsi
Morsi di sguardi che somigliano a scontri
Spregiudicata violenza di ciarlatani in grigio
Maniche straccione protese a carità negate
Finte statue immobili in sudaticci sudari finti
Gentiluomini alla guida urlanti di livore
Riconoscibili vomiti di pasti alcolizzati
Tristi vigilantes che vigilano soldi d’altri
Follie portate a spasso su due gambe
Bancomat frequentati con circospezione
Pollicino è passato con la spazzatura
Pisciate furtive anneriscono muri
Pisciate furtive anneriscono
Pisciate furtive
Pisciate
E
Qui
Smetto
Mi
Fermo
E
Rifletto
Alla salute della strada di tutti
Alla strada della salute di tutti

domenica 5 gennaio 2014

Macello

Le grida astratte di pazzi…
sconfinati nell’anormalità di una normale vita
che tira avanti pesando il proprio peso...
tagliano come lame di macello…
scuoiano via la pelle dalla carne
e poi la carne dalle celate ossa.

Si perdono i colori dell’esterno…
adesso non si parla più di razza
perché le ossa son tutte calcio bianco.

Vedete adesso…cari presuntuosi…
con l’orbite scavate dentro al teschio
e senza il roseo manto della pelle…
cosa vi resta della vostra boria
se non un mucchio d’ossa tale e quale
a quello ch’ogni essere trascina.