sabato 25 gennaio 2014

SATORI



La transitorietà della rivelazione dura quell’attimo di tempo necessario a che il Satori sia percepito come lo stato cercato.
La percezione del percepirlo è già di per se una rivelazione che ripagherebbe l’attesa della percezione stessa…cosa (l’attesa) che di per se basterebbe a dare un senso allo scorrere del tempo inteso come processo erosivo della materialità.
L’ambiente nel quale ci “càpita” di vivere offre giornalmente innumerevoli attimi che vengono vissuti come semplice scorrere del tempo senza coglierne l’unicità paragonabile a quella delle cellule organiche oltremodo viste principalmente come quello che la loro unione ci rappresenta alla percezione visiva e tattile…una forma esteriore con un interno non visto.
L’attimo in cui una foglia si stacca dall’albero-l’inizio del cambiamento della sostanza-a noi passa inosservato eppure quell’attimo segna la fine e l’inizio di qualcosa che potrebbe essere l’attimo della rivelazione l’attimo in cui si apre la porta tra quello che sembra e quello che è.
Un solo attimo tra gli innumerevoli che compongono il nostro tempo vitale il Satori potrebbe essere lì…nel distacco di quella foglia milioni di anni di attimi passati nel passato sottratti alla nostra attenzione dalla nostra disattenzione
Ma siamo quel che siamo e nell’accezione negativa se non lo fossimo vorremmo continuare ad esserlo ed è quello che facciamo…continuare ad essere in disparte in una parte di cui facciamo parte…ANZI IN CONTROPARTE.
Satori è qualcosa che non molti ma abbastanza avvertono presente negli attimi della loro vita.
Questa sola sensazione fa sì che la vita scorra accanto a chi la prova come un ectoplasma benevolo mentre chi ha il dono di andare oltre la sensazione e vivere il Satori rompe definitivamente ogni sistema precostituito materialmente filosoficamente e spiritualmente accettato.
Questo è uno dei miei pensierini serali che annoto nei ritagli di tempo dedicati a me stesso…mi danno la sensazione di saper almeno mettere due parole una di seguito all’altra su questa carta virtuale e rifletto così su ogni istante che ha concorso a rendere il tempo necessario a scrivere quello che avete letto un tempo del quale ho sentito ogni attimo. Un tempo passato a scrivere di getto senza tener in alcun conto che esistono virgole punti e quant’altro.
Per il Satori mi occorrerà qualche centinaio di miliardi di attimi ma fa niente…intanto “avverto” e continuo a scrivere cose che, parafrasando De Andrè, sembrerebbero inutili al Mondo ed alle mie mani…ma chissà!
                                                                              Jacopo Serafinelli
Allego un estratto da un più ampio scritto (non mio), chi fosse interessato…clicchi e legga.
2. Senza il raggiungimento del Satori nessuno può entrare nella verità dello Zen. Satori è l'improvviso lampeggiare nella coscienza di una nuova verità inimmaginabile fino a quel momento. E’ una sorta di catastrofe mentale che avviene tutto in una volta, dopo un lungo accumulo di questioni intellettuali e dimostrative. L’accumulo ha raggiunto un limite di stabilità, e l’intero edificio è precipitato al suolo, quando, ecco, un nuovo cielo si è aperto ad una totale visione. Quando il punto di congelamento è raggiunto, l'acqua si trasforma improvvisamente in ghiaccio; il liquido improvvisamente si trasforma in un corpo solido e non fluisce più liberamente. Il Satori si abbatte sull’uomo all’improvviso, quando egli sente che ha esaurito tutto il suo intero essere. Religiosamente, si tratta di una nuova nascita; intellettualmente, è l'acquisizione di un nuovo punto di vista. Il mondo, adesso, appare come se fosse vestito di un nuovo abito, che sembra ricoprire tutte la bruttezza del dualismo, e che nella fraseologia Buddista si chiama ‘illusione’.

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