mercoledì 29 luglio 2015

Metaforico naufragio.


Viscide sponde roccee...
all’annaspo del naufrago
scherniscono la mano.

Sinuose correnti invertebrate
carezzano maligne le caviglie.

Abissi in trepida attesa
dal nero in basso invitano ad andare.

Gorgogliano in bolle promesse di morte.

Il corpo che solido nel liquido dispera...
somiglia a poseidonia strappata a prateria...
flaccido contro il duro delle onde

Naufragio di una vita...
or che la nave è persa
rimane la risacca tra rocce color sangue.

Chissà se dalla plancia di comando
e avendo sotto stazza di metallo...
sentivasi potente ed immortale
come fosse del mare imperatore.

Con quel che di lui resta...
ora fan festa
granchi veloci e pesci di scogliera.

Tutto ritorna pur se in altra forma...
ed altre formae vitae
da quella forma traggono energia.

* così è se vi piace.


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